Intervista di Alessandra Burattin Della Casa d’Asta Orler di Padova a Rocco Salvia
Admin
25 Agosto 2025
1. Ci parli della sua formazione artistica
Dopo aver letto la storia della Arte contemporanea di Argan nel corso di 4 anni, mentre studiavo, geometria descrittiva, linguistica e filosofia del linguaggio mi sono reso conto che le arti visive erano la mia vera vocazione. Stare rinchiuso tra le parole di un libro, non era La mia dimensione, avevo bisogno di un attività di ricerca che mi mettesse allo stesso tempo a contatto con gli altri e con la città. L’ esperienza pratica prende il sopravvento. Fare le cose. Make and move.
Ho cominciato quindi a dipingere d’estate in campagna nel 1977 in una casa in Sicilia dove siamo andati ogni estate fino al 2005. In questo apprendistato ho bruciato le tappe della storia dell’arte letta alcuni anni prima cominciando a disegnare e dipingere. L impressionismo, klee, Wools, l’ informale e altri sfilavano nella mia mente ma adesso attraversavano la mia produzione. A Roma avevo visto diverse volte le sale di Pascali, Burri, Fontana e Capogrossi della Galleria Nazionale di Arte moderna. Comincio con disegni a penna dal vivo in campagna, e passo poco dopo all’ astrazione e all’ informale. Seguono copie dalla ritrattistica del 500 francese e studi di piedi e mani. A 11 anni uno scultore amico di mio padre mi aveva insegnato alle scuole medie disegno e la tecnica del calco in gesso. A casa di mia nonna d’estate vedevo spesso le copie di Fragonard, “ La cifra d’Amore” e Murillo “ Ragazzi con ramarro ” ad olio che faceva mia zia. Non ho mai capito come avesse imparto quelle tecniche ad olio abbastanza complesse. la casa del fratello di mio nonno in campagna aveva opere della scuola romana degli anni 30, nature morte con pesci e brocche, paesaggi di montagna, nudi e un “ girotondo in campagna “ di un autore Italiano molto impressionista. Con due amici, del luogo, cominciamo a dipingere e discutere delle opere, Antony Caroniti e Giovanni Levanti. Quell’anno sono rimasto sino a natale in Sicilia e a dicembre abbiamo fatto una mostra di alcune opere. Le prime in assoluto macchie bianche e nere a tempera su un fondo giallo bristol. La prima produzione dal 1977 all’ 1982 sono disegni, inchiostri, acquerelli ispirati a klee, Wools, Twombly e Miro’. Ho sempre lavorato a cicli cambiando ogni anno, ma ritornando successivamente su ognuno. Nell’ 1982 le prime opere mature, mi fermo per un anno su un ciclo di acquerelli di piccolo formato astratti e figurativi molto colorati, pubblicati nei miei due cataloghi antologici.
Frequentavo dal 78, 79 l’ ambiente delle gallerie Romane e alcuni artisti e scrittori. Ci vedevamo spesso in un bar a via di Coronari e anche a casa dell’uno e dell’ altro. Nel 1983 la prima mostra nello studio di Pierluigi Tazzi, uno studio da scultore col lucernaio a vetri in alto indicatoci da Simonetta Lux. Lavoriamo li per un mese, con critici e giornalisti che passavano ogni tanto, i lavoro fu recensito da Laura Cherubini su Flash Art, l’anno successivo prima mostra alla galleria la Salita diretta da G.T.Liverani. li Chia aveva fatto 5 mostre concettuali, avevano esposto tutti gli artisti degli anni 60 italiani, Kounellis, Schifano, Lombardo, Tacchi, Mambor, Accard,i Perilli, Dorazio, S.Filippo, Turcato, e anche Christho Arman, Cesar, e Klein. Insieme a Rossano e Capaccio scopriamo un tratto comune, facevamo tutti opere in bianco e nero, io anche in grigio, marrone e rosso. Dopo una mostra successiva alla Salita, proposizione per Ives Klein la mia produzione viene influenzata da quell’ artista. Liverani aveva un blu di Klein e ci chiede di fare un omaggio a questo Artista con un opera, lavoro su un giallo ocra. Quando avevo esposto un olio su carta di dimensioni 150 x 200 G.T.Liverani aveva detto “ sembra il Veronese “. Un grande ovale nero con figure ottenute sgranando l’olio a secco sulla carta. Ma che c’entrava il Veronese con l’informale ? La questione è che spesso i generi pittorici si sovrappongono l’un l’altro, l’informale e la ritrattistica del 500 si erano contaminati, le figure evanescenti sgranate sulla tela in uno spazio acquatico, avevano una loro precisione e contorno netto, da qui il riferimento all’ Artista veneto,
Quindi immerso nei vari linguaggi dell’ arte contemporanea sin dagli inizi ho cominciato a lavorare a cicli riprendendo ogni tanto alcuni di questi. Questo e un tratto specifico dell’ arte contemporanea. Dal 2000 in poi gli artisti non si preoccupano più di mantenere in questo percorso ne una coerenza e nemmeno una riconoscibilità spesso un opera dello stesso artista non si riconosce più. Per me e più importante comunque riuscire a mantenere un filo nei vari passaggi, stazioni, tappe del percorso. Le opere più importanti di questo periodo sono degli oli su tela grigio chiaro 100 x 120, passati nel 2000 all’asta della collezione Liverani tenuta allo spazio Bigli di Milano e successivamente comprate dal collezionista Sergio Garau ad un asta da Pandolfini a Firenze.
La mia produzione comincia nel 1977 con copie dalla ritrattistica del 500, ma allo stesso tempo studi di mani e piedi, giacche e oggetti vari. Sulla ritrattistica sono ritornato nel 2003, 2007 e 2019, da quando Roma si e cominciata a riempire nel 1995 di persone arrivate dai paesi del est, dalla Turchia dal Marocco dal Senegal dal ‘India e Cina e da tutta l’Africa dopo le primavere arabe, del 2015. Il ritratto e la figura sono parte integrante dell’ ambiente urbano, ai ritratti sono seguiti, figure rappresentative dei comportamenti urbani, il guerriero, l ‘imprenditore il manager, il lavoratore dei campi. Ogni persona ha tratti caratteristici, della regione nazione e città in cui vive, a questi si aggiungono espressioni caratteri mestieri e comportamenti vari. La fotografia arriva fino ad un certo punto e, la pittura invece scava più in profondità. Le due tecniche sono connesse, lavoro con un archivio di foto scattate da me e un altro di foto raccolte da riviste. Quando vedo un in quadratura particolare la raccolgo. Il blocco degli schizzi del pittore e stato sostituito dai cellulari che consentono scatti veloci, inquadrature particolari nel ritmo veloce delle città del 2000.
2. Lei parte dalla ritrattistica del passato…
Fare un buon ritratto non è facile, come non e facile fare un quadro informale. Bisogna farne sempre dieci prima di individuare i 3 4 migliori. Matisse racconta che ha lavorato un anno intero ad un solo ritratto cancellandolo 13 volte, l’ultima versione e stata quella che lo ha convinto di più. Usando l’olio quando il risultato non gli piaceva, dava un colpo di straccio, cancella va tutto e continuava dipingere.
Abbiamo sempre l’immagine delle etnie che popolano le città contemporanee come immigrati o profughi, in alcuni ritratti ho rappresentato negri e marocchini in giacca e cravatta perché in quelle regioni ci sono anche persone che lavorano quotidianamente e si trasferiscono per lavoro in altre nazioni.
3. Fondamentali per la sua formazione sono la scultura e l’architettura… ci parli come queste due forma darti influiscono nei suoi lavori…
4. A quali grandi artisti del passato si rifà?
Certamente essendo un Contemporaneo i miei riferimenti sono ad alcuni artisti degli ultimi 20 anni. L’800 è finito da 120 anni e il 900 da 20. Una caratteristica del mercato dell’ Arte degli anni 2000 è proprio la naturale affermazione degli artisti viventi. Essendo uscite varie generazioni di artisti negli anni 90, 2000, 2010, questi stessi hanno messo in crisi il mercato degli artisti precedenti. La programmazione dei musei che negli anni 80 era orientata su i 70 nomi di artisti già quotati alle aste è cambiata. Tra l’80 e il 2000 la Gnam di Roma ha fatto solo 4 mostre, Consagra Picasso, J.Jhons, De Chirico e Pistoletto, 4 artisti in 20 anni.
L’aumento della produzione e soprattutto l’aumento della domanda offerta di mostre ha spinto i musei a orientasti sulle nuove generazioni. La cultura degli anni 2000 ha scoperto la mostra come occasione di incontro e per i musei e stato più importante avviare una programmazione più fitta, invece di aspettare 1 o 2 anni per organizzare la mostra di un artista affermato, cosa che necessita un tempo più lungo di lavoro, facendo levitare i costi organizzativi e di assicurazione. Anche per le gallerie d’arte vendere un Boetti e uno Schifano è stato più difficile, proprio i collezioni preferiscono spesso scegliere opere delle nuove generazioni emerse dal 90 in poi anziche spendere 50000 euro per un Boetti, fin quando il suo mercato non sarà esaurito, o 10000 per uno Schifano.
Quindi gli artisti che ho seguito sono miei coetanei principalmente, D Salle e Alex Katz per la produzione recente, Ives klein, Capogrossi e l’Arte Africana per la produzione del periodo dell Astrazione Povera 1984 -1992. Mi trovo esattamente in mezzo tra David Salle e Alex Katz. Forse perche ho vissuto nell’ ambiente dell’ Arte a Roma. Alex Katz propone un minimalismo eccessivo che applicato alla figurazione rende, troppo semplici i suoi ritratti. Quando vedo un quadro che rappresenta una figura mi chiedo sempre ma che fa questo personaggio. Questo vale pure per Sandro Chia, i cui personaggi spesso sembrano sospesi in uno spazio vuoto. Quelle di alex Katz sono fotografie essenziali. In Chia comincia ad emergere una poetica, qualcosa, ma alla fine mi sembra che non sia uscito fuori da Chagall, Sironi, Matisse e Picasso. Guarda e riguarda te li rivedi sempre li. Di Salle ho gia detto che accumula persone e oggetti a caso secondo un trend tipicamente americano, nessun accenno ad una narrazione. Tranne in un un ciclo di tempere in cui affronta la tematica femminile e della sessualità, sovrapponendo una donna vestita ad una donna nuda. L’abilità tecnica in questa cartella di tempere si vede, ma mi sembra l’unica dove ci ha narrato qualcosa. Anche se siamo immersi in un universo strapieno di immagini abbiamo sempre la possibilità di scegliere e di raccontare, fatti, storie, episodi, legami, e personaggi. Un Arte che riesce a fare questo coglie il suo obiettivo.
Proprio la narrazione invece e l’oggetto del mio lavoro, quella che lei chiama costruzione, montaggio, architettura, nasce proprio dal intento di non accumulare immagini a caso ma nei limiti del possibile, narrare qualcosa, da qui il riferimento ai fumetti. In un altro ciclo il personaggio e scelto da alcuni scatti fatti in città. Le persone che girano in città sono parte dell’ ambiente. Quando parliamo di architettura spesso dimentichiamo che le persone sono parte dell’ambiente e della città. Girando in città si incontrano pose, atteggiamenti, coppie amici, gruppi, che la popolano. Ho scelto uno di questi comportamenti, visibile di più nelle città da 7000 abitanti in poi. Girando per Buenos Aires vedevo molto spesso persone con una borsa in mano, documenti di tutti i tipi, dai portfolio degli artisti, agli avvocati, architetti, medici e tutte le altre categorie. Questa figura e comportamento si potrebbe definire un icona delle grandi città. Ho scattato una foto di questo soggetto ed e diventato il protagonista di un ciclo, dal titolo il Custode. L’ho ridisegnato a sinistra di un Opera e mettendogli accanto a destra alcune foto del mio archivio, su argomenti vari, la guerra, le feste, i luoghi abbandonati, il lavoro, gli oggetti di arredamento, gli amici ecc. Per salvare dalla quotidiana distruzione le immagini che si stampano su riviste e giornali, e per dare al personaggio quasi un autoritratto il compito di custode delle molteplici immagini che muoino ogni giorno sui giornali. Sul web invece abbiamo la possibilita di raccoglierle e conservarle per sempre, ma poi non le possiamo vedere. Una foto scattata, se rimane nel computer, e come se non ci fosse, deve essere per forza stampata per tornare ad esistere.
Nell’ opera Desideri per esempio ho costruito un semplice racconto, anzichè riempire l’opera di immagini che si sovrappongono a caso, ne scelgo alcune che spesso si sistemano da sole. E chiaro, che sono, foto di viaggi fatti, amici del personaggio ritratto, oggetti, giardini, sculture, bambini, e divani, che definiscono la scena. Alla fine guardandolo per lo meno si puo dire che il personaggio sogna o pensa a qualcosa, al contrario di molti altri personaggi di artisti famosi che sembrano non fare assolutamente niente, sospesi nel vuoto della vita.
5. Coma nascono i suoi lavori?
Ogni opera di grande formato è preceduta da una serie di 10 15 disegni. Quando l’ idea è chiara passo ad un formato più grande come nel caso dei divani che mi consente di svilupparne tutte le potenzialità. I 2 divani 140 x 180 realizzati nel 1998 li potrei definire un Enciclopedia della decorazione. Carta da parati, tessuti e stoffe, scrivanie, vasi di vetro, statue, ceramiche cretesi, turche e del 1200, piante, riempiono la scena, di queste opere. Un giovane critico Stefano Elena ha scritto: “ quintali di ricordi riempiono lo spazio di un uomo a cui basta una scrivania e una penna per realizzare tutti i suoi sogni ”. Io penso che la narrazione dell’Artista che ha bisogno di poche cose nella sua vita quotidiana, dipende dal fatto che chi sa disegnare può disegnare tutto quello che vuole. Se vuole una cosa la disegna e realizza un suo desiderio. L’ecceso opposto è Sol le Witt che ha vissuto un periodo della sua vita in una casa di un unico ambiente molto grande che alla fine rispecchiava proprio la sua Arte e la sua personalità.
Nel ciclo Cascate invece comincio direttamente sulla tela. Il genere e diverso, informale, ma fare un opera informale riuscita non e facile anche se il risultato finale sembra un caos. Trovarsi davanti ad una tela e doverla riempire di colori non e una cosa affatto scontata, alla fine potrebbe riuscire un ammasso di colori. Ci vuole esercizio, mano, abilita nella pennellata padronanza dello spazio, devi farne 10 per ottenerne 3 migliori. Per questo dipingere dal vivo, in un museo con un tempo di durata stabilito, una settimana spesso può mettere in crisi gli artisti più bravi, se non riescono a calcolarsi il tempo di realizzazione.
6. Sembrano quasi dei progetti di architettura, dove le immagini si sovrappongono, come degli studi in perenne trasformazione
In realtà immersi come siamo nello spazio dell’ immagine, della fotografia, delle riviste, dei film, della pubblicità, dei cellulari e per finire delle mostre, il montaggio delle immagini nel mio lavoro deriva più dal cinema e dalla fotografia, dalla velocità con cui scattiamo foto con i cellulari. Il blocco degli schizzi del pittore è stato sostituto, dalla velocità di scatto delle fotocamere dei cellulari che ti consentono, inquadrature particolari e soprattutto di cogliere spesso al volo comportamenti, eventi, persone, ritratti, etnie nello spettacolo continuo della città.
La fotografia è quindi in dialogo continuo con la pittura e il disegno. Ho due archivi uno di foto scattate da me un altro di foto raccolte da giornali e riviste. Quando vedo una foto particolare la raccolgo. Curare il montaggio di un quadro, come facevano in fondo i grandi maestri del passato, è una pratica suggerita oggi dal cinema e dal montaggio digitale, di foto. Spesso con le foto scattate faccio dei racconti, mettendole in sequenza, una sequenza di foto può avere un suo ordine narrativo. Questo e un nuovo genere emerso e potenziato dagli strumenti digitali, quello del foto racconto.
Una volta scelte le foto su una tematica la parte esecutiva dell’opera è veloce, spesso le foto scelgono loro la destinazione nel quadro, il racconto viene da se. Poi segue il lavoro tecnico il disegno e la pittura. Per fare 5 opere 130 x107 ci sono voluti 6 mesi. A guardarle meglio in effetti accanto alla figura principale, ci sono poi 35 piccoli dipinti.
8. Il segno poi è estremamente essenziale…
L’Arte degli anni 2000 ha scelto dei linguaggi semplici.l’essere immersi come siamo in uno spazio iperinformatizzato, ha spinto gli artisti ad una comunicazione più diretta. Il web stesso ha creato uno stile di scrittura essenziale, che ha comunque una sua funzione, quella di comunicare in modo chiaro. Il Minimalismo negli anni 70 veniva declinato nella pittura e nella scultura nella costruzione di forme e spazi. Dopo quella data invece è diventato una modalità stilistica che ha attraversato tutte le arti e tutti i generi.
9. Mi colpisce poi il colore, vivo ed energico…
Siamo immersi ormai in un ambiente sempre più colorato. Anche il colore cresce ed evolve, e ormai usiamo e vediamo colori ad alta definizione, questa qualità si riflette sui colori della pittura. A questo proposito vorrei ricordare un lavoro di remake fatto con una stampa degli anni 30 che avevo a casa e che guardavo spesso. Quello che mi colpiva era il soggetto, un compleanno di ragazzi riuniti intorno ad un tavolo con un gelato al centro. Il fondo dell‘opera era marrone, un marrone scuro completamente privo di luce. Guardandola spesso non ho potuto altro che costatare che negli anni 30 e fino agli anni 60 il colore era inesistente, e negli anni 30 non c’era nemmeno la luce. Il colore si comincia a sviluppare dopo gli anni 60 e lo cominciamo a vedere sulle Vespe, sulle riviste e alla televisione. Ho deciso allora di fare una copia della stampa e del suo soggetto per rappresentarla con un bianco di fondo per illuminare bene la scena, e dipingere poi le figure e il compleanno titolo dell’opera “The Birthday Party” con colori alla Yellow Submarine dei Beatles.
Un soggetto cosi doveva per forza essere interpretato per riportarlo all’attualità, e aggiornarlo ai colori di oggi e alla vita del 2000.
10. Sono opere molto dinamiche, capaci di parlare alla società di oggi…
L Arte ha sempre raccontato in qualche modo quello che succede nel mondo e nelle città, lì espansione dei linguaggi dellarte dalle neoavnguardie in poi ha spostato l ‘arte su altri terreni, tecniche e materuali, ma quest aspetto
Del’arte e rimasto costante e si ritrova anche i generi che apparentemente sembrano lontani dalla narrzione. Una performance su tematiche ambientali anche se esplicitamente non narra, rimanda e traduce la narrazione nei linguaggi visivi. L’arte d ‘impegno politico continua a narrare fatti del sociale, costumi e tradizioni. Altre volte affronta direttamente tematiche politiche denunciando e prendendo posizione. Lavorando sulle immagini e realizzando i miei montaggi, non mi sottraggo a questa funzione dell’ arte, gli oggetti, le scene, i personaggi, gli amici le amiche, gli animali, che riempiono le mie opere, fniscono per dipingere e fotografare l’uomo i comportamenti e le sue abitudini, in un opera il disegno di una donna ritratto in tre età differenti, rimanda alla cresita alle varie fasi che attraversiamo nella nostra vita. Nella mi Opera c’è un continuo gioco di rimandi dalla realtà, alla fotografia, al disegno, e viceversa.
11. Le sue opere sembrano anche rimandare al fumetto…
Come ho scritto precedentemente un aspetto dell’Arte degli anni 2000 e l’interazione e la contaminazione tra le varie arti, certamente favorita dalle nuove tecniche digitali. Arti Visive, Fotografia, Graffiti, Fumetto, Grafic Novel, si influenzano l’una con l’altra. Una buona in quadratura suggerisce un buon quadro. IL montaggio fotografico al quale siamo abituati con i nuovi cellulari è un buon esercizio per il montaggio cinematografico e pittorico. Molti Artisti scelgono la grafica come linguaggio esclusivo e principale, ma questo è già successo negli anni 80 con la Transavanguardia, Cucchi e Clemente hanno quasi sempre usato tecniche grafiche contaminate a volte dall’olio su tela.
Questo vale particolarmente per il mio lavoro avendo già detto che appartenendo ad un area Italiana preferisco narrare qualcosa nel quadro, anziché accumulare come fa David Salle in area Americana, o scegliere la strada delle essenzialità e del minimalismo che rende il ritratto e il personaggio sospeso nel vuoto dello spazio e dell’esistenza, come fa il tedesco Alex Katz.
La grafic-novel ha fatto molti passi avanti anche se in area giapponese e americana. Il fumetto preferisce un disegno piu veloce che schizza bene i personaggi e li definisce. In Italia comunque rimane sempre un genere minore tranne i casi rari, perche per definizione il Fumetto ha un target giovane 16-25. Ho letto Fumetti di Zero Calcare che una volta imboccata una strada commerciale su questo target, non racconta più niente e non inventa niente. Uno dei suoi ultimi fumetti e un bla bla bla sulla comunicazione con i cellulari e computer ambientato in una famiglia tra fratelli e sorelle, che celebra il caos della comunicazione attuale.
Ho già detto in un intervista che cerco di narrare una storia sul piano del quadro ma certamente, passerei al fumetto, inventando un personaggio e alcune brevi storie.
13. Ha solitamente un certo target di collezionisti?
Nel periodo dell’astrazione povera, alcuni collezionisti e galleristi hanno comprato mie opere: Ghiglione di Genova, Marcello Silva, e Ennio Borsi, a Roma. Poi Sergio Garau, a Roma. Una delle mie prime opere olio su carta degli anni 80 è andata a finire nella sede di un giovane editore Antonio Rodundo accanto ad un tavolo di Mario Ceroli. Negli ultimi anni invece un collezionista nel mio Quartiere a Roma si e preso varie opere scegliendole una per ogni periodo o ciclo pittorico, una volta mi ha anche detto “ tu produci troppo”. La quantità della produzione è un problema certamente, ma a me sembra di rimanere nell’ambito di una produzione per cicli limitata e quindi che propone opere uniche più che tirature alte che non fa più nessuno. Con lui ho un Rapporto particolare, l’anno scorso ha comprato due opere del periodo dell’ Astrazione Povera di formato 50 x 150, due sgocciolature in bianco e nero,essendo le opere più o meno uguali abbiamo deciso insieme di capovolgerne una e di farla diventare una scala. Su questa scala abbiamo poi sistemato con degli stencil, alcune figure, uccelli, fiori, foglie e altri simboli, creando una specie di cascata di segni. In questo modo il collezionista e stato coinvolto nel processo creativo e senza il suo suggerimento riconosco che non avrei fatto un opera simile.
14. Realizza anche altri cicli?
Negli anni 2000 si e diffusa l’abitudine di creare istallazioni e di ripeterle variandole in spazi espositivi diversi. L’istallazione è diventato un nuovo linguaggio che potremmo definire uno sviluppo della scultura e della scenografia che allestisce gli spazi dell’immaginario. Dopo la Mostra al Macro, del progetto Giardino Bosco Foresta, ho realizzato altri Capitoli. Leggendo un saggio di un curatore di un istituto di cultura, che parlava del platano indiano ho capito che l’albero che avevo realizzato per una superficie di 5 metri x 4 poteva essere ulteriormente ingrandito. Il testo parlava del platano indiano come luogo di culto, gli indiani si riuniscono sotto questi giganteschi alberi per pregare e meditare. Nella stagione autunnale le foglie si colorano di varie tonalità di ambra, giallo, verde e rosso, questo testo mi ha fatto vedere questa possibilità. E quindi di ingrandire l’albero partendo dalle coloriture usate da me, variazioni di giallo e verde,e aggiungere tutte le altre, ambra, rosso ecc, a rappresentare anche un icona l’albero che accomuna varie religioni e culture.
Dopo la realizzazione del Giardino al Macro nel 2019, avevo già progettato la realizzazione di un Palude, pensavo di rappresentare l’altra faccia della vita e ridipingerla come una palude con toni grigi dominanti e verdi scuri. In sede esecutiva non ci sono riuscito. Quando ho cominciato a realizzare i 5 prototipi in cartoncino 70 100,dipinti con degli spry, da rifare poi in formato più grande 4 metri x 4, tagliati nei nuovi materiali da un artigiano che fa insegne al neon, l’idea del colore grigio e stata abbandonata, e sono rientrato sui colori vivi, celesti, azzurri, verdi vivi per rappresentare un lago. Le 5 opere formato 4metri x 4 dovrebbero essere sistemate a terra in una sala grande a rappresentare proprio un lago o un mare. Questo e un ultimo lavoro che continua l’istallazione fatta al Macro, e può essere variato a seconda dello spazio espositivo. Anche per i materiali, ci sono varie possibilità di scelta, oltre il legno laccato, si possono usare poliuretani e cartone pressato. Ho presentato questo progetto al concorso del Mibact Cantica 21.
Parte prima Albero, Fiore, Fuoco Parte seconda Chinar Albero Orientale del Kashmir Parte terza IL Lago
15. Sta lavorando a qualcosa di nuovo?
16. Quali sono state le mostre più importanti?
Sono arrivato a 150 mostre, per il nostro lavoro ogni mostra è un concorso, una prova. Da quando ho iniziato a dipingere a quando ho fatto la prima mostra anche se frequentavo l’ambiente delle gallerie sono passati 7 anni. E chiaro che li posso considerare gli anni di apprendistato, un lavoro di ricerca necessita di un prima fase di maturazione, ma di quella ho già parlato rispondendo alla domanda sugli inizi della mia attività.
Certamente una delle mostre più importanti è stata la prima, con questa comincio lavorare in uno spazio espositivo piu impegnativo perché molto grande, lo studio di uno scultore, completamente vuoto e libero, illuminato da un lucernaio da una vetrata posta in alto. Li comincio ad affrontare lavori di grande formato, 140 x 180. Abbiamo lavorato per un mese in quattro, c’è una foto di questo studio nel catalogo antologico edito da Gangemi. Antonio Capaccio in quel periodo dipingeva degli angeli, nella foto l’ala di un angelo di un suo quadro si è sovrapposta alla mia immagine col conseguente risultato santificatorio della mia figura all’interno del gruppo. Il lavoro dell’ ottobre 1983 è stato recensito da L.Cherubini su Flash Art del Gennaio 1984. Dopo questa le due mostre successive alla Galleria La Salita cominciano ad orientare il mio lavoro, su una produzione minimale, soprattutto l’omaggio al blu di Ives Klein. E un gioco di rimandi il gallerista vede delle affinità tra i miei grigi chiari e il lavoro di klein, e ci invita ad una mostra, dopo la mostra il lavoro si rafforza il riferimento si capisce e continuo un pò su quella strada. Da li la prima personale da Sergio Lombardo su sua proposta, aveva visto delle affinità, tra il suo lavoro e il mio. Ho esposto 8 grandi tele 150 x 200 ad olio su carta intelata, nel 1985. La collaborazione con Menna si è avviata e il ritmo del lavoro è veloce, ma il tempo della ricerca non coincide con quello del sistema dell’Arte, spesso ti arrivava una telefonata e il giorno x dovevamo presentare 4 o 5 opere in una galleria o museo.
Comunque la mostra col gruppo forma del 1987 alla galleria dei Banchi Nuovi segna un altro passo e influenza la mia produzione. Il rapporto tra le due aree di artisti è evidente, Accardi S.Filippo, Dorazio e Turcato, hanno usato agli inizi lo stesso bianco e nero che usavamo noi in quel periodo. Marcello Silva e Adriana Bucciano hanno comprato un pezzo nostro. Menna ha sbagliato la mia foto in catalogo, a messo la piu brutta delle due, il pezzo in mostra era migliore e infatti è stato acquistato. Duccio Trombadori recensisce la mostra su Rinascita dicendo che le “ levitazioni di grigio di Rocco Salvia “ reggono il passo con quelle dei grandi maestri, meno gli altri”. Era chiaro che a Trombadori la linea analitica e minimale interessava di meno e invece il segnicismo espressivo del gruppo forma lo convinceva di piu. La vicenda della sprazione povera si chide con due mostre del 1990 e 1992. Anche la galleria di Mariangela Schroth a Roma, il catalogo è stato sostenuto da Simona Marchini e stampato da Palombi editori, contiene una sorta di resume dei testi di tutti i critici e scrittori che ci avevano seguito negli anni precedenti. Lo spazio molto grande 400 metri quadri, in una particolare chiesa sconsacrata con 10 grandi arconi e una muratura in mattoni rossi. Decidiamo di fare una breve mostra di 3 giorni prima dell’inaugurazione ufficiale, nello stile degli eventi degli anni 70. Avremmo dipinto ed esposto 20 tele di 4 formati diversi senza firmarle, una sorta di lavoro di gruppo, tutte grigio chiaro. Ci sono voluti 2 giorni di lavoro, e mentre dipingevamo queste tele, scoppia una lite tra me e Mariano su chi dei due era più bravo a dipingere una tela grigio chiaro. Le urla avranno lasciato perplesse la gallerista e la sua assistente.
Lo spazio del Museo laboratorio diretto da Maurizio Calvesi dal 1996 al 2000 nell’ ambito della cattedra di Storia dell’ arte del’Università La Sapienza a Roma è stato impegnativo perche di 140 metri quadri.
Li ho proposto un una retrospettiva di lavori documentata in un catalogo edito da Carte Segrete. Calvesi nello stile degli anni 80 mi ha detto, a me e a Marta Massaioli che avrebbe scritto un testo
In catalogo che ci avrebbe dato una risposta, si o no, un anno dopo dalla presentazione del progetto, e la conferma della data sarebbe arrivata un altro anno dopo. Marta ogni tanto mi telefonava sconfortata dall’attesa. Dopo l’inaugurazione il giorno della presentazione del catalogo 26 febbraio 1996 è passata una cometa Iakutake che passa ogni 13000 anni luce. Durante i 6 anni di gestione al Museo sono state fatte 60 mostre di artisti di tutta l’Italia e le retrospettive di Lombardo e Mambor quando ancor erano meno conosciuti. Mi fermo qui perchè dopo il 2000 comincio un altro ciclo pittorico, in una linea di lavoro differente.
18. Realizza anche opere su misura?
Ho realizzato opere a parete. Una delle tecniche poco usata per una parete e’ il pastello, non c’e bisogno di nessun trattamento della superficie, ed è resistente. Un altra tecnica è il pennarello
a tempera resistente grazie ai nuovi collanti. Per una parete e meglio scegliere un soggetto decorativo, astratto o figurativo.
Esempio: vedute di città o motivi decorativi di alberi e vegetazione, oppure piante. Un disegno a pennarello anche senza colore, eseguito con un tratto spesso, ha di per se una qualità pittorica, per una parete in un interno deve essere scelto un soggetto adatto, sicuramente non molto pittorico ma più decorativo. Comunque posso lavorare pure su un soggetto scelto da un altra persona.
19. Come vede il panorama dell’arte contemporanea…
Espongo prima l’opinione di Thompson il portavoce ufficiale del sistema dell’arte americana. Ha scritto due libri a riguardo uno del 2007 e uno del 2018 dando due versioni molto diverse della situazione dell’ arte oltreoceano. Nel Primo scritto poco dopo l’ uscita degli Young British, e poco prima della crisi del 2008, il sistema dell’ arte americano è ancora forte, funziona, l’America riesce a raggiungere alle aste quotazioni alte, i musei più importanti, sono li e sono circa 120, finanziati dallo stato in collaborazione con privati, altri completamente privati. IL MOMA a 100 soci che versano una quota annua di 2 milioni di dollari, e un’altra di 250 mila dollari. Questo e il Moma. Quindi molto lontani dalle cifre dei nostri musei.
Nel secondo libro pubblicato nel 2018 Thompson ci parla di un sistema dell’ arte americano completamente in crisi. Una crisi di contenuti prima, dovuti all’ aumento della produzione e alla visione
dell’arte come occasione di sola speculazione finanziaria da parte di musei e collezionisti. L’ambiente dell’ arte viene descritto, per le sue quotazioni gonfiate e giochi di accordi, prima delle aste. Spesso due collezionisti si accordano e comprano in asta due opere di artisti da loro sostenuti per farne alzare le quotazioni. Il Libro e intitolato: “bolle baraonde e avidità“.
Se si seguono le ultime edizioni di Artbasel 2009, 2014, 2019, il ready made e stato il grande protagonista e anche la readypainting. Ho sfogliato i cataloghi delle prime due edizioni e a parte i nomi delle gallerie più importanti, le foto riportavano, pezzi di legno, giacche vecchie, ferri vecchi, monocrome di tutti i colori, grigi e bianchi, oggetti vari, foto di edifici abbandonati, ritratti informali, molta Bad Painting ecc. Le fiere italiane fanno eco ai trend europei e quindi ad Artisssima e Artefiera si nota lo stesso clima. Ero a Torino a Photissima nello stand di una galleria, e il giorno dell’ apertura della settimana dell’ arte, ho comprato la stampa con le due tre pagine dedicate alle varie mostre. Il Giornalista intervistava la direttrice di Artissima che il giorno dell’inaugurazione della fiera dichiarava che l’anno prossimo gli stand sarebbero stati 60 e non 120. Una visita agli stand le aveva fatto cambiare opinione. Adeguata ai trend europei, anche Artissima si presentava come un tripudio del ready-made dove, le opere migliori erano lo zerbino esposto in uno stand e l’Artista tedesco Munitz che accendeva e spegneva la luce dello spazio espositivo perche non sapeva più che fare. Quindi concludendo l’ assenza di un dibattito reale sull’opera, l’individualismo degli artisti e delle istituzioni, ha determinato un abbassamento della qualità della produzione, gli artisti si preoccupano degli effetti speciali, e giocano con trovate e idee spettacolari. D.Hirst dichiara che il suo obiettivo e schokkare il pubblico e cavalca il genere horror con lo squalo e la vacca sezionata. Serrano fotografa i cadaveri dell’ obitorio e Orlan si rifà la faccia una volta all’ anno proponendolo come un evento artistico. Sul versante più tranquillizzante, Murakami riempie i suoi quadri di faccine dei cellulari circondandole di petali gialli, il risultato è uno spazio tranquillizzante, un paradiso terrestre da vendere ai galleristi e al pubblico. Quindi l’inflazione di ready made ha abbassato la qualità della produzione artistica. Bisogna scegliere per investire bene artisti e opere che hanno un idea dietro. Quando si guarda un quadro dire solo mi piace non basta, bisogna capire se racconta o meno qualcosa, ha un idea sottostante, e soprattutto parla di determinati argomenti. Insomma per l’ artista è bene leggere giornali e riviste, per raccontare quello che succede, anzichè sognare paradisi e divertirsi con trovate ed effetti horror o easy.
20. Con quali poche parole definirebbe la sua arte a un collezionista…Con quali poche parole definirebbe la sua arte a un collezionista…
Tenendo conto dei vari cicli ai quali lavoro, ho una risposta diversa a seconda del periodo di produzione. Riferendomi a quello recente. Nel mio lavoro il rapporto con la fotografia e il montaggio sono fondamentali per costruire una narrazione. Quando vedo un quadro mi chiedo sempre, che cosa fa il personaggio del quadro e se chi lo ha fatto è riuscito a narrare qualcosa, a far fare qualcosa ai personaggi. Quindi la foto come lavoro preliminare, mi serve per cogliere tutti gli aspetti e i comportamenti delle persone in città a casa, amici, amiche, persone che ballano, che giocano a baseball, suonano la chitarra. Foto scattate da me, di luoghi e persone mi servono a costruire un racconto, tutto nell’ opera narra qualcosa del personaggio dipinto e della vita.
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