/ Jan 03, 2025
Ringo of Dakar è un artista senegalese autodidatta, nato a Louga nel 1977, che attualmente vive e lavora in Senegal dove si è trasferito nel 2022, dopo aver vissuto a Parigi a partire dal 2000 ed in Italia dal 2003.
La sua ricerca estetica anticonvenzionale, deve la sua singolarità alla compresenza di influssi artistici diversificati, provenienti dall’ancestrale cultura magica ed esoterica africana che si sovrappongono all’estetica occidentale europea. Quest’alchimia visiva da forma ad un linguaggio espressivo che risulta un vero e proprio unicum nel panorama artistico contemporaneo. Ringo of Dakar è capace di condensare tecniche, immagini e significati differenti. La serie I TESCHI sono opere particolarmente intense sia dal punto di vista creativo ed ideativo, che nell’esecuzione , il procedimento che è parte integrante dei Teschi.
I Teschi hanno un procedimento creativo articolato. In primis l’artista si reca nel deserto senegalese di Loumpoul e a piedi percorre le rosse dune di sabbia …qua recupera i teschi e le ossa di animali che sono morti per cause naturali e si trovano abbandonati a volte visibili a volte semisommersi dalla sabbia rossa. E’ un cammino esoterico, iniziatico, durante il quale l’artista con un gesto eroico collega la sua anima con quella della sua terra alla ricerca di relic che contengono in sé ancora il DNA degli animali morti, dunque tracce di vita invisibili ma che comunque esistono.
Ogni teschio che Ringo of Dakar ritrova è unico ….nel gesto di camminare e trovare si crea un legame indissolubile tra l’anima dell’artista e lo spirito dell’animale che sta letteralmente chiamando l’artista verso il luogo nel quale l’artista può prelevare il suo resto osseo. Prelevato il relic l’artista lo porta al suo studio, che attualmente si trova a Louga in Santhiaba Sud. Con la lenta ritualistica propria di una cerimonia rigenerativa, l’artista lava, pulisce e profuma con olii essenziali e resine inedite i crani, che vengono poi dipinti e restituiti a nuova vita. L’effetto finale ottenuto è una sorprendente intensa scultura, lucida, che sembra terracotta invetriata… invece sono crani resi eterni dal tocco magico dell’artista.
I TESCHI inodori, ma coloratissimi e lucidissimi, comunicano messaggi che acquisiscono valenza universale grazie alla presenza di un marcato simbolismo: la struttura ossea rigenerata e modificata rappresenta la connessione con la materia organica, la madre terra, i segni ed i simboli disegnati dall’artista sui crani rappresentano la capacità nell’immaginario artistico di Ringo di unire la dimensione terrena a quella spirituale, a partire dall’alchimia delle forme, che lontane dall’essere mera apparenza, sono elevate a simboli. I Teschi dal punto di vista estetico-formale, guardando direttamente agli stilemi propri delle maschere rappresentanti defunti, tipiche della tradizione artistica e cerimoniale della cultura Wolof ancora studiata solo in modo limitato.
Il messaggio che emerge dalle opere di Ringo, richiama il ruolo delle maschere nella cultura africana intrise di significati simbolici connessi ai cerimoniali, ai valori dei singoli gruppi culturali. I Teschi di Ringo of Dakar, rispondono naturalmente ad un processo di trasformazione iniziatico che unisce l’identità dell’artista che recupera e trasforma il materiale organico con lo spirito che vuole evocare mediante simboli materiali e segni, segnando di conseguenza un momento di transizione tra la realtà terrena e una dimensione altra che rievoca epoche antiche quando il limen tra mondo umano ed animale era quasi invisibile ed impercettibile. I teschi animali trasformati e decorati sono un discorso sulla memoria, sulla possibilità dell’arte di oltrepassare la morte e raggiungere l’immortalità.
Ringo con Dakar muta la struttura della materia organica, priva di vita, in opera d’arte che trasformandosi da cranio destinato a diventare polvere in opera d’arte sopravvive alla finitezza del mondo materiale. L’artista esprime le contraddizioni della vita, la consapevolezza dell’ inevitabile mortalità degli esseri terrestri, lo stupore di fronte all’infinitezza insita all’esperienza del sublime, cui la realtà terrena può sempre ricongiungersi.
Qui risiede la differenza tra le opere di Ringo e le creazioni di altri artisti che si sono ispirati all’arte africana al fine di creare forme d’espressione inedite ed incisive. L’ Occidente entra in contatto con l’arte africana a partire primi del 900 con l’invasione del continente africano da parte delle popolazioni europee. Da allora manufatti, quali le maschere, furono oggetto di diverse esposizioni che si tennero fino al 1919 principalmente a Bruxelles e Parigi, divenendo una delle nuove fonti d’ispirazione delle avanguardie novecentesche. Fu in particolare il cubismo sotto l’impulso di Pablo Picasso a sfruttare a pieno le potenzialità dell’icasticità propria del linguaggio espressivo dell’arte africana.
La differenza tra un’artista come Ringo e Picasso, il primo ad ispirarsi direttamente all’arte africana modellando le opere del così denominato “periodo africano” alle forme e stilemi delle maschere tribali, risiede nell’aspetto diverso di quest’ultime che i due artisti hanno scelto di enfatizzare. Picasso, difatti, si ispirò all’arte africana per lo più ai fini della ricerca formale che intendeva portare avanti, strutturata intorno alla scomposizione e ricomposizione dei volumi, ridotti alla loro essenzialità, al fine di mostrare una percezione della realtà non più rispondente al principio di verosimiglianza bensì di astrazione.
Il cubismo guarda a questo modello espressivo in risposta al desiderio di tradurre in chiave pittorica un modo di guardare al rapporto tra uomo e mondo circostante rispondente a principi altri rispetto a quelli strutturanti la cultura occidentale.
Nelle opere di Ringo emerge un’attenzione del tutto inedita nei confronti della componente animistica delle cose, dei valori spirituali ancestrali custoditi oltre l’assetto materico. Sebbene l’attenzione alla componente magico-rituale dei manufatti africani non sia mancata neanche nel periodo dell’interesse avanguardistico nei confronti di queste forme espressive, la via seguita dall’artista senegalese non ha precedenti nel mondo dell’arte.
La chiave espressiva da lui adottata per raggiungere la perfetta armonia tra la finitezza della componente estetica, materica e narrativa e l’universalità e infinitezza dei valori simbolici, risulta ad oggi quella più consona in risposta alle esigenze della società contemporanea. In un mondo tendenzialmente dominato dal materialismo e dalla superficialità in cui è sempre più raro guardare al di là delle apparenze, l’arte di Ringo riesce nel difficile compito di unire realtà, persone e culture diverse, attraverso messaggi aperti ad abbracciare la dimensione più profonda di ciascuno di noi.
Anna Diop
BIOGRAFIA
Ringo of Dakar, nasce in Senegal a Louga nel 1977, si trasferisce in Europa a Parigi nel 2000, dove frequenta la Sorbona, in seguito dal 2003 in Italia dove attualmente vive e lavora. La ricerca estetica di Ringo è ispirata a diverse matrici culturali, sia Africane che Europee ed Asiatiche.
La caratteristica principale della sua arte, raffinata e coltissima, consiste nel tentativo di riconciliare due anime eternamente in conflitto, da un lato la rappresentazione della realtà secondo una vena poetica pittorica narrativa, dall’altro l’attenzione alla materia intesa nel suo assetto non descrittivo, puramente simbolico, legato all’energia del gesto, che diventa ricco di un non-sense quasi primigenio, originario. A questo dualismo corrisponde un’idea dell’arte e del fare arte, assolutamente libera ed anticonvenzionale, che può contenere e combinare immagini e riferimenti spesso distanti tra loro, voci e suoni diversi, ma infine comuni a tutto il genere umano.
Ringo of Dakar, alias Ibrahima Diop, was born in Louga in Senegal, June 1977. He moved to Europe in 2000, first in Paris, where he attended the Sorbonne, after to Italy where he currently lives and works. Ringo of Dakar (ROD) is inspired by the many cultural influences, derived from Africa his land of origin, and by Western countries wherein he lives. He is of course an artist of Diaspora, as Olu Oguibe has well theorized referring to this kind of artist.
The characteristic feature of all the artistic production of ROD consists in an attempt to reconcile two opposing souls eternally in conflict. On one side the representation of reality, the narrative poetic feature, on the other side the pictorial sign not descriptive, purely symbolic – almost ancestral. This duality corresponds to a conception of artistic freedom from geographical constraints and can combine images, voices, and sounds belonging to different people but common to all mankind.
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